Pátmos è chiamata l’isola della Rivelazione dove S.Giovanni dettò l’Apocalisse, è situata tra le isole di Ikaría e Léros. É un’isola vulcanica, prevalentemente montuosa, meta di viaggiatori alla ricerca di tranquillità e misticismo, più che di turisti.

STORIA
Qui nel 95 d.c. sbarcò Giovanni l’Evangelista (chiamato il Teologo) per sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore Domiziano e qui, isolato in una grotta, San Giovanni trova l’ispirazione necessaria per redigere la più ermetica e tremenda delle scritture che la cristianità ricordi, l’Apocalisse che detta al suo discepolo Prochoros. In suo onore il monaco Cristodoulos per volere dell’imperatore di Bisanzio Alessio Commeno edificò il monastero di S.Giovanni il Teologo  a Chora nel 1088. Nonostante le frequenti incursioni dei pirati arabi e la dominazione turca Patmos mantiene nei secoli i suoi privilegi grazie alla protezione offertale sia dagli imperatori che dai papi e patriarchi. Nel XIV sec. i Cavalieri di S.Giovanni impongono il loro dominio anche all’isola di Patmos.

Alla fine del XVI sec diventa fiorente il porto di Skala, viene fondata la Scuola Patmiada meta di famosi letterati. Dopo la fine del dominio turco(1532-1912),rimane sotto il governo degli italiani fino al 1948, quando fu ufficialmente alzata la bandiera greca .

L’isola è stata nei secoli ed è ancora oggi una delle mete più importanti di pellegrinaggio della cristianità, le sue bellezze naturali non sfiorate dal turismo di massa hanno mantenuto un’aura di spiritualità e misticismo che attraggono viaggiatori da tutto il mondo.

L’atmosfera di spiritualità è data anche dalle numerose piccole semplici chiese che punteggiano promontori,monti e spiagge dell’isola,quasi a rappresentare un baluardo difensivo ed il confine religioso con quello che era l’impero ottomano.
Patmos è anche un famoso centro di studi bizantini ,ma nello stesso tempo ha sviluppato con cura la sua struttura turistica senza alterare la sacralità e la semplicità del luogo.
L’isola copre una superficie di 34 km quadrati ed è lunga circa 15 km.

Appena arrivati al porto abbiamo incontrato la proprietaria dell’Hotel Hellinis che ci ha portato al suo hotel dove ,dopo averci assegnata una stanza con veranda e vista sul porto e sul monastero, ci ha anche noleggiato l’auto.

Molte limitazioni al turismo sono prescritte dall’istituto monastico da sempre contrario all’installazione dell’aeroporto sull’isola.L’isola ha strade ben percorribili che in poco tempo portano dal paese a spiagge completamente deserte anche in agosto.
 
 GROTTA DELL’APOCALISSE  “Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d’oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese.”

La grotta si trova a metà strada tra Skala e Chora, ed è circondata dalla cappella di S.Anna (madre dell’imperatore Alessio Comnino  che aveva interceduto presso il figlio perché cedesse Patmos al monaco Cristodoulo).Si può vedere la nicchia da cui S.Giovanni dettò l’Apocalisse al suo discepolo.
CHORA E IL MONASTERO
La fortezza del Monastero di San Giovanni Evangelista, uno dei luoghi più importanti per la Chiesa Ortodossa, domina il capoluogo ed è praticamente visibile da quasi tutta l’isola.

Costruito in tempi in cui la cristianità comincia a perdere terreno in Palestina e nell’Asia Minore, il monastero fortezza di San Giovanni qualificherà Patmos come la “roccia dell’Ortodossia”,
Chora, il capoluogo è senza dubbio tra le più eleganti e sicuramente la più tranquilla delle cittadine dell’Egeo.

E’ costruita in stile strettamente cicladico, un pugno di casette a cubo intervallate da cortili interni, gallerie e vicoli stretti intinti di calce, il tutto sovrastato dalla fortezza medievale che nel caso di Chora coincide con l’imponente monastero di San Giovanni. La cittadina di origine successiva rispetto al monastero è ottimamente conservata e combina, l’essenzialità delle case cicladiche con abitazioni neoclassiche dalle geometrie più complesse. Formidabili i panorami , e la straordinaria tranquillità dell’ ambiente che non offre altro al visitatore se non passeggiate tra scale e vicoli oltre ovviamente, la visita al maestoso complesso monastico dedicato all’Evangelista ,una tra le meraviglie architettoniche dell’Egeo e uno dei più venerati monasteri della Grecia. La costruzione del monastero di San Giovanni venne sostenuta dall’imperatore bizantino Alexios Komneno che riconobbe alla comunità monastica ampi privilegi. Alla fine del XII secolo si delinea una cintura fortificata con mura alte sopra i 15m, due soli ingressi entrambi dotati di una piattaforma sopraelevata che permetteva a coloro che la difendevano di gettare olio bollente sui nemici. Finestre piccole, sbarrate da travi di ferro massiccio, bastioni e rocche di avvistamento sparse qua e là denotano un ambiente perennemente costretto alla difensiva.

Durante il XIII secolo anche la poca popolazione di Patmos prima sparsa nella vallata di Skala comincia ad ammassarsi attorno alle mura che intanto si estendevano verso la valle. Per un periodo, nel XIII secolo il “kastro” finì nelle mani dei veneziani senza perdere comunque le grandi prerogative derivate dai suoi rapporti di protezione con il patriarcato. La Serenissima rimase poco e non migliorò le condizioni di sicurezza che rimasero precarie tanto da costringere più volte l’isola all’abbandono. Il monastero riesce comunque a sopravvivere in condizioni di declino almeno fino al XVII secolo. A quel tempo venne raggiunto da una confraternita cretese che con a capo il monaco Nikiforos che intraprende lavori di espansione, recupero e rinforzo. L’arrivo di immigrati dopo la conquista turca di Creta avvierà un nuovo ciclo non solo per il monastero, ma per l’intera vita a Patmos in un quadro nel quale lo stesso conquistatore ottomano riconosce ampie autonomie all’isola e al suo Sacro Istituto.
La visita del monastero presuppone l’osservanza delle regole di decoro prescritte dal regolamento monastico. L’ingresso monumentale al Monastero si affaccia su uno spiazzo lastricato di ciottoli con attorno 3 delle 10 capelle interne al monastero e la basilica principale. Alla grande scuola di Creta sono attribuiti i più recenti e meglio conservati affreschi e mosaici del monastero.

Formidabili affreschi decorano le tettoie a trullo di questo santuario tra cui quello al centro del “Pantokrator” e quelli esterni che raffigurano i 4 evangelisti. Gli affreschi più storici del XI-XII secolo sono custoditi nella capella della Vergine (Panayia) e sono opere realizzate dal seguito di Christodoulos.

L’area edificata all’interno del “kastro” è costruita in più epoche e su più livelli e sfrutta  l’irregolarità del terreno. Prevale biancore candido, finestre sbarrate che sembrano delle feritoie, arcate, il tutto intervallato da stupendi santuari esagonali in stile rigorosamente bizantino, costruiti in pietra in perfetta armonia con la roccia di Patmos.

Ci sono le cucine, la mensa, la cisterna ed infine i palazzi che ospitano la comunità monacale.. Il museo interno è aperto per poche ore al mattino ed espone in ambiente austero una collezione storica di affreschi, icone (tra cui una copia dell’Apocalisse del XVII secolo), tante reliquie, cimeli e oggettistica, tutto quanto in un rigoroso stile bizantino. Più interessante la biblioteca storica del monastero tra le tre più ricche del genere in Grecia con più di 900 manoscritti , alcuni antichissimi in pergamena e 13 mila volumi stampati (non visitabile). Sono qua custoditi una copia del Vangelo di Matteo attribuita all’autore, il documento imperiale che donava Patmos a Christodulo, diverse disposizioni imperiali a favore del Monastero, scritti attribuiti al patriarcato e tanti volumi di eccezionale valore donati da famiglie imperiali di fede ortodossa, da alti prelati e dall’aristocrazia bizantina e postbizantina.
Nelle immediate vicinanze del forte si trova il seminario, noto come Patmiada, fondata dal diacono Makarios Kalogeras nel 1733. Da questa scuola sono passati alcuni dei più famosi membri della “Filiki eteria”, un’organizzazione clandestina a forma di società segreta che ebbe un contributo fondamentale al rinascimento greco dei primi dell’ottocento. Al calare del sole si avrà l’occasione di godere di uno dei più incredibili tramonti di tutto l’Egeo.

SKALA
Il porticciolo di Scala rimane tuttoggi l’unico punto di arrivo sull’isola e la più probabile delle soluzioni di permanenza offerte a Patmos. Due alternative a Skala sono emerse  con il boom del turismo in corrispondenza di  Kambos a nord e Grikos a sud di Skala entrambi sulla stessa linea di costa, quella orientale. Ben organizzata sul fronte dell’offerta di posti letto, stanze in affitto o pensioni, Skala è collegata via mare o autobus con tutte le spiagge dell’isola. E’ un centro vivace, in perfetto contrasto con la silenziosa Chora, che sovrasta il porticciolo. E di sera si può avere una vasta scelta di taverne e osterie .
Il sentiero che da Skala porta a Chora è quanto di più panoramico si possa avere sull’isola.

SPIAGGE
 Le spiagge sono molto belle e varie, si va dalla spiaggia rocciosa a quella di sabbia finissima. Uno dei posti più belli dell’isola è vicino a Capo Gheranós, un’ampia spiaggia lambita da acque trasparenti
A nord di SKALA
Il mare rimane sicuramente la principale attrazione lungo i 60km di coste di Patmos. Alcune spiagge  sono attrezzate,altre sono pressoché deserte  . La massima parte delle località più suggestive si posiziona lungo la costa orientale mentre quella occidentale è più aspra e rocciosa e più battuta dal vento. Quella orientale è ben riparata e in molti suoi punti crea ampie baie cristalline. La spiaggia più vicina a Skala è Meloi raggiungibile a piedi da Skala e sede di un bel campeggio; Agriolivado, minuscola baia racchiusa dall’isolotto di Ayia Tecla, molto organizzata turisticamente. Kambos a pochi  km da Skala  resta da sempre la più popolare delle spiagge di Patmos. E’ una baia ampia e dolce, dal mare calmo con i fondali che degradano gradualmente.
Proseguendo verso nord  le spiagge si fanno sempre meno popolate: la più vicina è Vayia . La strada ormai asfaltata prosegue per Livadi per concludersi al capo di Geranòs con una bella spiaggia locale estesa e ben riparata dal sole e dal vento di fronte all’isolotto di Kendronissi raggiungibile da chi cerca totale solitudine. Sopra, il monastero della Vergine tra i più panoramici luoghi di Patmos .


 

Altre soluzioni sempre a due passi da Kambos se ne trovano a Lefkes sulla costa occidentale di Patmos, unico punto accessibile della costa occidentale, rocciosa e fortemente battura dai venti del nord che d’estate spirano forti da queste parti. Una bella baia con qualche ristorante. Lambi è una spiaggia di ciottoli rossi . ed è servita di strada asfaltata e provvista di taverna.
A Sud di Skala
 Sotto il monastero dell’Evangelista , Grikòs, la più recente delle località balneari di Patmos con una buona offerta di servizi . E’ una successione di piccole spiagge alcune libere altre provviste di servizi, tra cui Petra, probabilmente il paesaggio di mare più suggestivo di Patmos. Petra sta per roccia e in effetti il panorama è qua dominato da un monolite molto caratteristico un tempo noto come rifugio di eremiti. A questo monolite porta un lembo di terra, un promontorio strettissimo che forma con la terraferma una specie di laguna. Di fronte a Kalikatsou, il nome della roccia, fa una presenza perentoria l’isolotto roccioso e piramidale di Tragonissi .

La baia successiva detta di Diakoftì, è posta  sul lembo di terra che unisce Patmos al promontorio roccioso di Profeta Elias, ultimo a sud dei tre settori che compongono l’isola. A livello di questo sabbione stretto tra due colli di roccia e bagnato da due mari si conclude il tratto asfaltato a. A 20 minuti a piedi da qui un sentiero porta alla più selvaggia  delle spiagge di Patmos, Psilì Ammos, angolo estremo dell’isola oltre l’orizzonte del Monastero.
Proseguendo verso l’interno si arriva all’eremo del Profeta Elia da cui si ha una suggestiva vista dell’isola.

LIPSI


L’arcipelago che si crea tra Patmos e Leros è un’interminabile successione di isolotti rocciosi e bruciati dal sole che sono generalmente suddivisibili in tre gruppi: l’arcipelago di Lipsì, 17 isole sparse di cui una sola abitata, Lipsos: più a nord l’arcipelago di Arki, 14 isole di cui due abitate, la principale e l’insediamento estivo di Marathi. E staccata a est sullo stretto con la Turchia, Agathonissi, un ultimo gruppo di 7 isolotti di cui uno solo abitato. Le isole sono sempre state al servizio della comunità monastica sia come pascoli che come luoghi di isolamento e preghiera per i frati. Lipsi, la più grande di tutte è estesa su una superficie di 16km quadrati.  Dista un po’ più di 1 ora di traghetto da Patmos.

Si arriva oltre che con aliscafi  anche con barche sempre prenotabili al porto che organizzano escursioni di una giornata.
E’ un’isola che vive di allevamento e pesca e turismo estivo perlopiù italiano.
 Il turismo si presenta come one day trip da Patmos e raramente supera i due tre giorni di permanenza. Ottimo il mare, solitamente calmo e  a portata di bambino come Platys Gialos,. Le spiagge sono tutte di sabbia e sono raggiungibili a piedi o  con un piccolo bus comunale che porta i turisti alle varie baie.


  L’unico insediamento dell’isola, appunto il porticciolo è  attraente e offre locali e taverne E’ un paese dai colori intensi dominato dalla Chiesa di S.Giovanni Teologo
 
Da Patmos durante la stagione estiva ci sono aliscafi per Samos (circa 2-3 ore di viaggio)da cui si può prendere l’aereo per Atene o in alternativa si ritorna al Pireo con la nave (1 notte)
 

CHIESE DI PATMOS

Passeggiando per i paesi e lungo le strade si incontrano un grandissimo numero si chiese:

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