Viaggio a  KYOTO 9-16 Gennaio 2016
Siamo partiti sabato 9 gennaio da VENEZIA con Emirates Airlines  con sosta a DUBAI e proseguimento per OSAKA. Arrivati all’aeroporto di OSAKA abbiamo acquistato la tessera ICOCA per il viaggio in treno andata e ritorno per KYOTO.

Alla stazione di KYOTO già comincia la nostra esperienza turistica . 
La stazione di KYOTO  è una meraviglia della tecnologia più avanzata e, oltre a essere il nodo dei trasporti cittadino, è piena di negozi e cose da vedere e da fare. Con le scale mobili si raggiunge la terrazza panoramica e si può ammirare la scalinata che si illumina con disegni e scritte di benvenuto .
Da notare l’estrema pulizia dei treni. Inoltre ad ogni capolinea i sedili dei vagoni girano su se stessi per posizionarsi nel senso del viaggio.
 Nel sito HYPERDIA si possono trovare gli orari dei treni .

Abbiamo prenotato un hotel in posizione centrale   Kyoto Royal Hotel & SPA.

Per quanto riguarda la prima colazione intorno all’hotel ci sono Starbucks e anche pasticcerie “tipo francese”.

Per quanto riguarda i mezzi di trasporto abbiamo utilizzato quasi esclusivamente (oltre al treno ) i taxi . I taxi sono pulitissimi con i sedili rivestiti di pizzo bianco e l’autista in guanti bianchi. La guida è a destra come in Gran Bretagna.
 Appena arrivati a Kyoto abbiamo mangiato in un locale di Sushi.

KYOTO
Kyoto è stata la capitale del Giappone per millenni e in quel periodo ha dato luogo alle massime espressioni dell’arte, della cultura, della religione e delle idee. Kyoto è stato il centro principale dell’evoluzione dell’architettura religiosa e della progettazione di giardini tra l’VIII e il XVII secolo, e ha avuto un ruolo decisivo nella nascita delle tradizioni culturali giapponesi .

Il Buddismo era già stato introdotto dalla Cina e la cultura cinese stava avendo una forte influenza sul Giappone quando la capitale fu spostata da Nara,  a Kyoto con il nome di Heian-ko nel 794 d.C.

Tra le strutture di questo sito patrimonio dell’umanità che risalgono alla fondazione di Heian-kyo c’è Kiyornim-dera (tempio buddista); una guerra civile scoppiata nel 1185 portò all’instaurazione di un regime militare di samurai a Kamakum; la corte imperiale rimase però a Kyoto. 

Durante questo periodo furono realizzati grandi templi della setta Rinzai Zen, ad esempio il Temyu-ji, e creati giardini Zen. Alla fine del XIV secolo lo shogunato Muromachi raggiunse l’apogeo della sua potenza. La progettazione dei giardini diventò arte pura, di cui ne è dimostrazione il giardino della residenza di Ryoan-ji.

La città di Kyoto fu in gran parte distrutta durante la guerra Onin (1467-77), ma fu ricostruita da una nuova classe di commercianti della città, che prese il posto degli aristocratici che fuggirono durante la guerra.

Nel 1568 Oda Nobunaga si impossessò del potere e il suo successore Toyotomi Hideyoshi unificò il Paese e costruì un muro di 23 chilometri intorno a Kyoto. Il centro del potere fu trasferito a Edo (l’attuale Tokyo), quando si instaurò un nuovo shogunato sotto la guida di Tokugawa Ieyasu. Sotto l’autorità dello shogunato di Tokugawa fu costruito il castello fortezza di Nijo-jo nel cuore di Kyoto. Allo stesso tempo furono abbattute le mura di difesa di Hideyoshi.

I primi anni del lungo periodo Edo (1615-1867) furono caratterizzati dalla ristrutturazione in stile tradizionale dei templi e dei santuari Heian, come quello di Kiyomimdera. Durante questo periodo si stabilì la supremazia di Kyoto come centro di pellegrinaggio. Dopo il 1868 la capitale e la corte imperiale furono trasferite a Tokyo , ma il governo nazionale introdusse nel 1897 un’importante legge per la preservazione dei santuari e templi antichi che segnò l’inizio dei programmi di tutela e conservazione del moderno Giappone.

LUNEDI’ 11 gennaio
Dalla stazione centrale in circa mezz’ora ci portiamo a NARA . Nara, situata a 42 km a sud di Kyoto, è una delle antichecapitali del Giappone e, come Kyoto, fu culla dell’arte, della letteratura e della cultura giapponesi; oggi è un centro di sviluppo industriale.

Una rete di autobus urbani collega la stazione  ai siti di interesse. Molte attrazioni di Nara si trovano in posizione centrale, nel Parco di Nara, e possono essere visitate a piedi.

  

Nel Parco di Nara, meglio conosciuto come il “Parco dei cervi”, si possono  vedere gli eleganti animali addomesticati giocare in completa libertà.

Arrivati al parco di Nara dopo aver giocato  con i cervi , (uno dei quali dopo avermi preso la mappa, se l’è anche mangiata) camminando un po’ troviamo il tempio Todaiji, il monumento antico più famoso della città , che ospita il Grande Budda di Nara.

Il Daibutsu-den, dove è conservata la statua di bronzo, è la costruzione in legno più grande del mondo.
E’  tra le attrazioni principali di Nara ; si tratta di un antico tempio buddista costruito circa 1300 anni fa ed al suo interno si trova la statua di Buddha in bronzo più grande del mondo.

Molto suggestivo è il piccolo “buco” alla base di un pilastro in legno da dove si può passare per avere la buona sorte.

Durante la visita a tutti i centri di culto , abbiamo cercato di accostarci senza disturbare le preghiere dei pellegrini , cercando il più possibile di rispettare la spiritualità dei luoghi.

Mangiamo in un locale per impiegati della vicina zona commerciale: abbiamo ordinato a una macchinetta (tipo distributore di cibi) in cui erano fotografati i cibi, che poi ci sono arrivati al tavolo.

Torniamo a Kyoto e visitiamo il Castello di Nijō (Nijō-jō)
Lo stile di questo castello doveva trasmettere il prestigio dello shogun Tokugawa Ieyasu. Divenne poi la residenza degli altri shogun della stessa famiglia che governarono il Giappone per oltre duecento anni, dal 1603 al 1868. Ancor oggi il largo fossato, i massicci bastioni di pietra e i pesanti ed elaborati portoni d’ingresso, le uniche fortificazioni di cui i suoi abitanti necessitavano, sono tuttora spettacolari. Il giardino è ampio. All’interno sono conservate numerose opere d’arte giapponesi, tra cui i paraventi dipinti della sala principale ove gli shogun incontravano gli amministratori e i guerrieri di più alto grado. Decorati da artisti della scuola Kano con colori vividi e grandi quantità di foglie dorate per raffigurare i fiori, gli alberi, gli uccelli e le tigri, furono certamente concepiti per impressionare gli ospiti.
Qui vi sono anche i famosi “pavimenti canterini”, un’invenzione acustica che permetteva di allertare le guardie in caso d’intrusione.


  

Da notare le coperture in bamboo per proteggere dal freddo le piante più delicate.

Coesistono in tutta la città gli abiti tradizionali e la moda occidentale.

Numerose sono anche le sale gioco: si gioca a FLIPPER.

Questa zona è un pò il cuore commerciale moderno di Kyoto, dove trovare grandi magazzini e negozi di marchi internazionali, in particolare lungo due grandi strade, Shijo Dori e Kawaramachi Dori, ma non mancano stradine più tradizionali come Pontocho e il Nishiki Market (Mercato alimentare Nishiki di Kyoto), e lunghe gallerie commerciali coperte tipiche giapponesi come Teramachi Dori. Dedichiamo le ore del tardo pomeriggio alla scoperta delle gallerie Teramachi il cui ingresso è situato vicino all’hotel.
Galleria Commerciale Teramachi

Teramachi Street è una galleria commerciale coperta che continua anche  con  il famoso Nishiki Market. All’interno c’è anche un tempio shintoista.

Una volta arteria principale della capitale Kyoto, Teramachi attraversa ancora oggi da Nord a Sud il quartiere di Shijo, ad ovest del fiume Kamo. 
Questa galleria ricca di negozi è piena zeppa di varietà di scelta, dai negozi di abbigliamento per teenager, ai libri usati, alle stampe ,souvenir , bacchette per mangiare, pelouches etc ed inoltre bar, caffè,sale da te. 

La galleria coperta sbuca sul quartiere di Niishiki Market. Una delle stradine commerciali più antiche della città. Si tratta di una galleria coperta, dove vi sono concentrati 126 negozi in soli 400 metri, che scorre parallelamente a Shijo Dori circa 150 metri più a nord e che termina incrociandosi con Teramachi Dori a est.

Il Nishiki Market è specializzato prevalentemente in cibo, non a caso viene chiamata anche “La cucina di Kyoto”, ed è il luogo perfetto dove trovare qualsiasi genere alimentare, vegetali e pesce fresco, ma anche utensili da cucina, cibo preparato da portare via e ristorantini vari. I negozi e le bancarelle danno anche l’opportunità di assaggiare i cibi . Fare una passeggiata per questo mercato è davvero molto interessante, anche se molti di quei prodotti che si vedono esposti , di solito , io e la maggior parte dei turisti non siamo in grado di riconoscere.
 Le file di negozi hanno in mostra , tofu, pesce, spezie ,salse e ogni sorta di prodotti alimentari freschi. Una galleria coperta  dove passeggiare e mangiare, qui si trova di tutto, dal pesce fresco alle verdure di giornata alle ciambelle di latte di soia, ed anche per il turista diventa una esplorazione piacevole di odori, colori e sapori.
All’interno della galleria, nell’estremità ad est, si trova anche un curioso santuario shintoista inglobato all’interno, il Nishiki Tenmangu Shrine.

Alla sera cena in un ristorante-birreria  tipico. Straordinari i baccelli di soia edamame consumati crudi.

I ristoranti espongono le copie in plastica dei piatti che vengono serviti ,per aiutare nella scelta delle pietanze.
 
MARTEDI’ 12 Gennaio
Visitiamo la parte occidentale di Kyoto : i Templi Kinkakuji e Ryoanji.
Lo sfavillante Kinkakuji, soprannominano il Padiglione d’Oro, è in netto contrasto con il Ryoanji, il cui giardino di pietre e di sabbia bianca incarna l’essenza stessa della semplicità.

Il celeberrimo Padiglione d’Oro di Kyōto, il Kinkaku-ji, è uno dei siti più suggestivi del Giappone ed è affacciato sulla riva del piccolo lago Kyoko. E’ l’attrazione turistica giapponese più conosciuta dopo il monte Fuji. L’edificio originario fu costruito nel 1397 come residenza dello shōgun Ashikaga Yoshimitsu con gli interni del terzo piano, così come l’esterno rivestiti di lamine d’oro, e fu trasformato in tempio da suo figlio. Simbolo del potere politico dello shogun( era un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governarono tra il 1192 ed il 1868, equivalente a generale), edificato in conformità alla descrizione del Paradiso Occidentale del Buddha Amida, sembra eretto per suggerire la possibile realizzazione del paradiso sulla terra.

Agli occhi dei turisti occidentali è la rappresentazione perfetta dell’architettura giapponese, in realtà è una mescolanza di elementi architettonici cinesi e giapponesi. Come molti altri monumenti giapponesi, distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale è una ricostruzione, non un edificio originale. Nel 1950 infatti, un giovane monaco mise fine alla sua ossessione per questo tempio dandolo alle fiamme, vicenda che fu in seguito raccontata da Mishima Yukio ne “Il padiglione d’oro”. Nel 1955 fu portata a termine una ricostruzione che ricalcava esattamente il  progetto originario, ma la copertura in foglia d’oro fu applicata anche ai piani inferiori.

ll Padiglione che vediamo oggi,su cui svetta un pinnacolo a forma di fenice dorata, l’uccello mitologico che risorge dalle proprie ceneri, è dunque una replica del precedente edificio, la cui ricostruzione è iniziata nel 1955. Il restauro è stati completato nel 1987 con una copertura esterna in lamina d’oro. Mishima Yukio ne “Il padiglione d’oro” narra la storia di Mizoguchi, monaco buddista che, nel 1950  incendia  il  Kinkaku-ji. L’incendio del Padiglione avvenne in realtà il 2 luglio 1950, per mano di un giovane apprendista del tempio stesso, Hayashi Yoken. Secondo quanto riportato dai giornali dell’epoca, Hayashi appiccò il fuoco nel tentativo di un doppio suicidio ; la sua speranza era  di morire assieme al padiglione. Tuttavia, pare che all’ultimo momento abbia perso coraggio e sia fuggito sulla collina dietro al tempio. Le motivazioni riportate dallo stesso Hayashi sono due: vendetta contro il superiore del tempio, che gli aveva negato la possibilità di accedere allo status di maestro, e un’intensa invidia nei confronti della bellezza del tempio. Mishima in questo libro cerca di immedesimarsi nel protagonista cercando di fare un’ipotesi del motivo che ha spinto questa persona a commettere quest’atto. Egli parlando in prima persona parla, da un lato, della formazione della personalità di questo ragazzo, ma descrive anche l’ossessione che nasce in lui per la bellezza e i suoi enormi sforzi per distruggerla.

All’interno del tempio c’è una sala da te di tipo tradizionale  in cui viene servito il classico the verde accompagnato da una zolletta di zucchero
 Si tratta di un tè composto esclusivamente da foglie di Camellia sinensis (o Thea chinensis) che durante la lavorazione non devono subire alcuna ossidazione.
Le foglie appena raccolte sono portate in laboratori per essere “stufate” prima possibile , con lo scopo di fermare l’ossidazione. Le foglie passano poi per varie manipolazioni per seccarle e danno loro la forma caratteristica a forma di ago di pino. D’altronde, la manipolazione delle foglie favorirà una rapida infusione. Il lavoro del produttore finisce con l’essiccazione delle foglie. A questo stadio resta circa il 5% dell’umidità nelle foglie. Il prodotto ottenuto è un prodotto grezzo detto “ara-cha”, che è venduto sui mercati del tè ai grossisti. Sono questi ultimi che nei loro laboratori di rifinitura danno il tocco finale al tè per farne un sencha. Le foglie sono scelte, se ne tolgono i gambi, la polvere, i pezzettini di germoglio. Si fa quindi l’ “hi-ire”una fase di essiccazione finale, che lascia circa il 3% di umidità nelle foglie. 


 

A mezz’ora di camminata a piedi si trova il Tempio Ryoan-ji  .
Lungo la strada ho notato che le case spesso vicino all’ingresso hanno piccole statue in pietra di animali , per lo più civette, ma anche orsi.

Tempio Ryoan-ji  

 Questo tempio si trova nella zona nord-ovest di Kyoto ed appartiene alla scuola Rinzai del Buddismo Zen e fu fondato nel 1450. La sua attrattiva principale è il giardino realizzato nello stile kare-sansui: un’austera composizione di 15 rocce, che sembrano alla deriva in un mare di sabbia, protetta da un muro d’argilla. L’architetto, rimasto anonimo, non ha fornito alcuna spiegazione riguardo al significato dell’opera e ogni osservatore è libero di trovare un significato da solo.
Quindici rocce emergono da un mare di sabbia bianca. La sua semplicità e la sua purezza sono l’emanazione dei principi del Buddismo Zen. Il tempio è il rifugio ideale in cui recarsi per sfuggire al caos cittadino e trascorrere del tempo immersi nella quiete del giardino zen: il luogo perfetto per la meditazione. La bellezza e l’importanza culturale del tempio e dei suoi giardini sono stati classificati tra i Monumenti Storici della Kyoto Antica e dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Il giardino zen. Il giardino consiste in un rettangolo di ghiaia di 340 metri quadrati circondato da muri di terracotta, con posizionate 15 pietre di diverse dimensioni divise in piccoli gruppi su basi di muschio [unica parte “vegetale” del giardino]. I gruppi di pietre sono cinque : un gruppo di cinque pietre, due gruppi di tre pietre, e due gruppi di due pietre. La ghiaia è tenuta ordinata ogni giorno dai monaci. Il giardino è stato creato per essere osservato stando seduti sulla veranda dell’Hojo, la residenza del monaco. Le pietre sonoposizionate in modo che da qualsiasi punto di vista lo si guardi, una delle pietre resta sempre nascosta. È tradizionalmente detto che solo chi ottiene l’illuminazione riuscirà a vedere tutte le pietre. Le mura che circondano il giardino sono un elemento importante : sono fatte di argilla colorata con l’olio nel corso degli anni così che avesse il colore attuale arancione/marrone.
 


Hojo.

Il giardino si osserva dalla veranda dell’Hojo, la residenza del monaco. Oltre al giardino l’Hojo è anche interessante per i colorati dipinti sulle porte scorrevoli e il tatami , che davano ai monaci l’impressione di trovarsi in uno spazio infinito; ci sono inoltre altri due giardini più piccoli sul retro dell’edificio. In uno dei giardini c’è una pietra tonda nella quale scorre dell’acqua che ha una iscrizione Zen . Da questa fonte i monaci prelevavano l’acqua per la cerimonia del te. All’interno del perimetro del Ryoan-ji c’è anche un ampio parco intorno ad un lago.
   


Il laghetto Kyoyo-chi, compreso nel parco circostante, è forse il luogo più bello. Questo lago risale al periodo in cui il tempio era una residenza privata e ha un piccolo santuario su una delle sue tre piccole sole, che si può raggiungere attraversando un ponte.
  

Con una breve corsa in taxi arriviamo al quartiere Arashiyama poco al di fuori del centro di Kyoto verso ovest. Il quartiere ,oltre oltre che per il tempio Tenryū-ji , e la foresta di bamboo è famoso a livello paesaggistico anche per il lungo ponte sul fiume Hozu chiamato Togetsukyo (ponte che attraversa la luna), da cui si può ammirare un magnifico panorama, specialmente con i colori dell’autunno e della primavera.

In questa zona ci sono molti locali vegetariani , in sintonia con la filosofia zen (in particolare una specie di spaghetti con verdure crude ed involtini con fagioli azuki con una sfoglia di riso).

Il Tenryū-ji (letteralmente “drago celestiale”), è un tempio buddista appartenente alla scuola Rinzai-shu. Ora è la sede principale della scuola Zen Rinzai ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Il tempio venne costruito nel 1339 dal feudatario Ashikaga Takauji(1305 – 1358) sul sito precedentemente occupato dalla villa dell’ Imperatore Go Daigo( 1288 – 1339). Tenryu-ji è considerato uno dei 5 grandi templi zen di Kyoto, della setta Rinzai ed occupa una superficie di 330.000 metri quadrati e nel corso dei secoli è stato afflitto dagli incendi per ben sei volte. Nel 1864 il tempio fu danneggiato nuovamente, in modo grave, durante la Rivolta dei Hamaguri e con l’opera di restauro, avvenuta nel periodo Meiji, sono stati ricostruiti non solo tutti gli edifici come da progetto originale, ma anche il giardino che si trova ad ovest del tempio, che però oggi mostra solo le tracce del suo disegno originale, viste le molteplici modifiche apportate dai continui restauri alla struttura. La costruzione del tempio si concluse solo nel 1945 e il nome Tenryū-ji (letteralmente “drago celestiale”) venne dato proprio in onore al defunto Imperatore Go-Daigo, che pare abbia passato i suoi ultimi giorni di vita tormentato dal sogno di un drago che si alzava nei cieli. Si dice anche che fu costruito dopo che un sacerdote sognò un drago emergere dal vicino fiume, forse a significare che il sonno dell’appena defunto Imperatore Go-Daigō non era tranquillo.

Il primo monaco che inaugurò il tempio fu Muso Soseki ( 1275 – 1351), grande maestro dello zen, nonché geniale paesaggista. I vari giardini che circondano il Tenryū-ji furono ideati da lui stesso. Muso Soseki, combina elementi tradizionali delle due stagioni (autunno con aceri e primavera con ciliegi) e li inserisce in un contesto naturale lasciato quasi intatto, a ridosso di una collina che diviene una quinta naturale all’interno della composizione “dipinta” in primo piano, e crea uno stagno circondato da rocce e alberi, che costituisce l’elemento artificiale.
    Più che il tempio è incantevole la passeggiata attorno allo stagno davanti alla sala principale, stagno che riceve i riflessi di alberi di acero e grandi rocce grezze periferiche. Si tratta di un giardino del tipo Kaiyū-shiki , ovvero quel genere di giardini per cui è previsto che vengano ammirati da diverse angolazioni, possibilmente durante una passeggiata contemplativa. Nello stagno vivono carpe grigie e rosse.

Ma il giardino del Tenryū-ji è unico anche perché  è in armonia con l’ambiente circostante esterno, che diventa un elemento imprescindibile del giardino stesso. Superato lo stagno si trova una piccola fontana con numerose rane . Il fondale è ricoperto di Yen a causa della persistente ed onnipresente abitudine di lanciare monetine ed esprimere un desiderio. Nel caso di questa fontana in particolare, affinchè il  desiderio si avveri è necessario che la monetina cada nella schiena della rana più grande senza finire in acqua.

Questo connubio tra natura e cultura zen regala alla zona di Arashiyama un fascino particolare e unico. Si dice che nessun giardino in Kyoto abbia lo stesso meraviglioso splendore durante la fioritura di ciliegi e una tale ricchezza di colori alla fine d’autunno, quando gli aceri diventano rossi e gialli. Noi l’abbiamo visto in inverno, ma la dolcezza del paesaggio ci ha entusiasmato. Anche la Cascata della Porta del Drago, Ryu-mon , vista dal piccolo ponte che le è di fronte, è insolitamente alta e si presenta come sequenza gradinata di piani allo scopo di dare profondità. Muso Soseki trasformò il giardino preesistente aggiungendo sette rocce verticali.

Nel giardino Tenryu-ji questa serie rappresenta una carpa che risale una cascata. La pietra – carpa, a metà strada sulla cascata, sembra saltare ad un piano superiore. La composizione si ispira ad un racconto zen in cui i pesci, grazie alla forza fisica e alla forza di volontà, riescono a risalire una cascata, e quando arrivano in cima vengono trasformati in draghi, e quindi un’esortazione a sviluppare forza interiore e disciplina.

Il giardino continua con la foresta di bamboo . Poi, percorrendo un lungo giro ritorniamo al paese osservando con curiosità il paesaggio .

 


 

Alla sera dopo una nuova visita al Centro commerciale ,siamo andati a mangiare in un tipico locale  di pesce giapponese.

MERCOLEDI’ 13 Gennaio
Il quartiere di Higashiyama, che si sviluppa sulle pendici delle montagne orientali (in giapponese Higashiyama), è la zona in cui si concentra la maggior parte dei luoghi d’interesse turistico di Kyōto e ha quindi la priorità assoluta in un itinerario cittadino per i bei templi, i santuari, i giardini, i musei, i borghi tradizionali e i parchi.
La nostra meta di oggi è il tempio di Kiyomizu-dera,

Il tempio è facilmente raggiungibile con una breve corsa in taxi e percorrendo una ripida stradina di ciottoli lungo la quale si possono osservare i tradizionali edifici in legno e visitare i numerosi negozi di souvenir.

La ripida salita al tempio è chiamata Chawan-zaka (Vicolo della Teiera) ed è piena di negozi che vendono artigianato tradizionale di Kyōto, snack e souvenir.
Per conoscere veramente il Kiyomizu-dera si devono sperimentare tutte le tappe del percorso effettuato  dai pellegrini.


   


  
Il complesso del tempio di Kiyomizu-dera, arroccato in cima a un montagna che domina la città di Kyoto, risale al 778. Gli attuali edifici, tra cui una graziosa pagoda, vennero costruiti nel 1633 senza l’uso di un solo chiodo, su ordine del governante Tokugawa Iemitsu.

Kiyomizu-dera,  tempio buddista (dedicato alla divinità Kannon dalle 11 teste) appartenente alla scuola buddhista Hossō, originaria di Nara, E’ costituito da più edifici, il principale dei quali è abbarbicato su uno strapiombo e poggia su una struttura a palafitte di 139 pilastri di legno. Spettacolare il panorama della città di Kyoto che si può osservare dalla veranda in legno.
    Le meraviglie si susseguono dopo essere arrivati ala porta rossa, che nasconde una pagoda a tre piani sormontata da una freccia di metallo forgiato. Il padiglione principale o Hondo se si trova su una piattaforma in legno installata su centinaia di piloni di dodici metri di altezza, al di sopra di un precipizio. Le colonne in legno sono  incastrate tra loro senza utilizzo di chiodi . Il panorama abbraccia tutta la città di Kyoto, e la rigogliosa vegetazione che si estende intorno ad essa, di una bellezza che aumenta ulteriormente in primavera, durante la fioritura dei ciliegi, e in autunno, con l’arrossirsi delle foglie d’acero. Ringhiere proteggono i visitatori imprudenti dal rischio di una caduta che, secondo la leggenda, avrebbe donato la morte a numerosi innamorati alla ricerca di una consacrazione della loro passione. Questa caduta non sarebbe comunque stata, nella maggior parte dei casi, mortale, grazie ai numerosi arbusti presenti lungo le pareti scoscese. Tuttavia, durante il periodo Edo, quando a Kyoto erano al potere gli shogun Tokugawa, la gente riteneva che saltando giù dal palco di Kiyomizu-dera, alto 13 metri, i loro desideri si sarebbero avverati. Il quindici percento delle persone che provarono trovarono la morte, e ora saltare è espressamente proibito. L’Hondo ospita una statua di bronzo della dea Kannon, a unidici teste e centinaia di braccia, reputata compassionevole e pronta a esaudire le preghiere.

All’uscita dall’edificio principale, una prova attende gli spiriti solitari in cerca di un vero amore. Il santuario più piccolo del tempio, Jishu-jinja, è dedicato a Ōkuninushi, un dio che può aiutare le persone a fare buoni incontri. Nel santuario Jishu si trovano due pietre distanti diciotto metri l’una dall’altra. Si dice che, se una persona riesce a percorrere questa distanza ad occhi chiusi, le sue probabilità di trovare l’anima gemella aumenteranno considerevolmente. Se questa persona ci riesce, ma solo se guidata dalla voce di un’altra persona, essa non troverà l’anima gemella che attraverso l’aiuto di un intermediario. Numerosi sono i giovani che tentano disperatamente di realizzare il percorso! mancare la seconda pietra significa veder svanire tutte le proprie speranze! Potete chiedere a qualcuno di guidarvi lungo il percorso, ma in questo caso avrete bisogno dell’assistenza di qualcuno anche per trovare il vero amore.


 
La tappa finale del circuito di Kiyomizu-dera si svolge nel luogo che dona il nome a questo complesso. Particolare, all’interno dell’area, la sacra fonte Otowa con le sue tre cascatelle d’acqua ad ognuna delle quali è attribuito un particolare segno (fortuna/soldi, longevità/salute, amore). Da provare! La cascata Otowa, posta al di sotto della terrezza sorretta dai piloni, si raggiunge solo dopo aver sceso una lunga rampa di scale. La cascata da sola attira i turisti venuti a visitare il tempio. Si pensa infatti che la sua acqua sacra abbia delle virtù terapeutiche e che porti buona fortuna. Divisa in tre rivoli, essa può essere bevuta grazie alla costruzione di lunghi manici chiusi da una lastra metallica, precedentemente sterilizzati con raggi ultravioletti. Ogni rivolo d’acqua è associato a una virtù. Uno è propizio alla fortuna, l’altro alla longevità e l’ultimo al successo in amore. Non arrischiatevi però a bere da tutti e tre i manici, l’avidità è molto malvista, e attirerete su di voi gli sguardi di disapprovazione di centinaia di giapponesi che vi osservano facendo la coda.

   


 

Al termine del percorso,  un cammino circolare attraverso il bosco porta fino alla lontana pagoda a tre piani Koyasu, visibile dalla piattaforma, popolare tra le future mamme perchè considerata propizia a un parto senza complicazioni.
All’interno una sala da te per il tradizionale te verde
Il Kiyomizu-dera è sotto l’egida del UNESCO ed è stato tra i finalisti delle sette meraviglie del mondo moderno.

Ci portiamo ,poi, con una breve corsa in taxi ,nella zona della stazione  per curiosare tra i grandi magazzini dello shopping tecnologico e la visita alla Kyoto Tower .
Al piano panoramico attraverso i cannocchiali orientati verso le varie zone di Kyoto godiamo di un panorama stupendo.

Nel pomeriggio con una breve passeggiata dall’hotel, percorrendo la strada pedonale lungo la riva del fiume Kamo arriviamo al quartiere GION

Gion è una piccola zona, appartenente al distretto di Higashiyama nella parte est di Kyoto, famosa come “il quartiere delle geishe” ed è situata sulla sponda orientale del Kamo-gawa. Siamo riusciti a fotografare  una geisha appena salita in taxi. Gion nacque nel medioevo come zona dove alloggiare per i pellegrini che si recavano nel vicino santuario Yasaka Shrine; col passare degli anni è diventato invece sempre più un quartiere di intrattenimento, in particolare “il quartiere delle geishe”. Nonostante negli ultimi anni la figura della geisha (o più precisamente geiko, come vengono chiamate le geishe a Kyoto) , in Giappone sia diventata sempre più rara, il quartiere di Gion conserva ancora oggi questa sua particolarità. Non è raro trovare delle geishe in giro per il quartiere. Noi abbiamo assistito all foto di matrimonio di una giovane coppia in abito tradizionale.
L’architettura dei vari edifici del quartiere è quella tipica delle case in legno dei vecchi mercanti giapponesi (machiya), che oggi ospitano tanti negozi di souvenir e oggetti tradizionali giapponesi vari, ristoranti e tea-houses (ochaya).
 
 

La parte più preservata del quartiere è quella a sud di Shijo Avenue (una viva strada commerciale), con stradine pedonali che evocano atmosfere fantastiche da “Giappone che fu”.Shirakawa è il nome che viene dato ad una piccola zona di Gion poco più a nord di Shijo Avenue, lungo un piccolo canale (Canale Shirakawa appunto). Anche in questa zona si concentrano ristoranti e tea-houses, e la presenza del canale, circondato da molti alberi tra cui molti salici rende questa zona molto tranquilla e affascinante. Gion è il celebre quartiere dei divertimenti e delle geishe di Kyōto, l’architettura moderna, il traffico congestionato e i locali notturni sottraggono alla zona una parte del suo fascino storico, ma è ancora possibile scovare qualche angolo incantevole e tranquillo dove passeggiare – e di sera,quando si accendono le lanterne, il quartiere è particolarmente bello. Gion Corner è un piccolo teatro che si trova sulla Hanami-Koji Dori (la strada principale), dove vengono eseguiti degli spettacoli  da vere geishe, che introducono varie arti tradizionali giapponesi . 


 


 

Ritorniamo in hotel a piedi costeggiando la riva del fiume.
 
 
GIOVEDI’ 14 MARZO
 Fushimi Inari Taisha

Con una breve corsa in taxi arriviamo a questo fantastico tempio. E’ uno dei più suggestivi e importanti santuari scintoisti del Giappone e si trova nella zona sud di Kyoto. E’ dedicato al dio Inari, divinità del riso e del sake (ossia dell’abbondanza), ma ciò che più lo contraddistingue sono gli oltre 5000 torii rossi (porte)(trad. luogo su cui si posano gli uccelli) che formano così l’idea di un tunnel di ben 4 Km. Una curiosità: i torii vengono aggiunti dietro donazione dei fedeli , anche grandi aziende che  incidono i loro nomi sui torii. Il santuario è il più celebre tra i moltissimi santuari dedicati a Inari, la divinità del riso e del sakè.

Il santuario si trova alla base di una montagna chiamata anch’essa Inari, che è a 233 metri dal livello del mare e che comprende diversi sentieri verso altri santuari minori.
Alla base della montagna si trovano il romon (entrata principale) e il Go-honden (santuario principale). Salendo per la montagna si arriva al Oku Miya (santuario interno), raggiungibile dai sentieri colmi di torii (circa 4 chilometri).


Dai tempi antichi in Giappone Inari è sempre stato visto come il patrono degli affari, e sia commercianti che artigiani tradizionalmente venerano Inari. In primo luogo, tuttavia, Inari è il dio del riso. Le prime strutture sono state costruite nel 711 sulla collina Inari,  ma il santuario fu spostato nell’816 su richiesta del monaco Kukai. La struttura principale del santuario è stata edificata nel 1499 .
Le volpi, considerate messaggeri, si trovano spesso nei santuari di Inari. Un attributo ricorrente è la chiave (del deposito di riso) nella loro bocca. Molte statue raffiguranti una volpe possono quindi essere trovate all’interno del complesso.
  
 
 

In tutto il Paese sono migliaia i templi dedicati ad Inari; facilmente riconoscibili per la presenza, a guardia del posto, di statue di volpi, considerate messaggeri divini. Nella cultura orientale, il riso è considerato sacro; la credenza è quella che il riso sia prodotto direttamente dal corpo della divinità o, comunque, grazie ad una sua attività. Il riso data in Giappone 3000 anni fa; non è solo un elemento fondamentale della cucina giapponese, ma ricopre un ruolo centrale nella società e nella cultura.

Inari è una divinità dal sesso indefinito: ha una duplice sessualità ed è adorata sia dai shintoisti (come divintà femminile) che dai buddisti (come divinità maschile). A volte la si trova rappresentata come una giovane donna, come un vecchio con in mano una manciata di riso o, infine, come un essere androgino accompagnato da una volpe. In origine Inari non aveva sesso; alla divinità venne poi associata, dallo shintoismo, la natura femminile quando il riso venne messo in relazione con il concetto di fertilità; il lato maschile arrivò successivamente con la diffusione del buddismo.


ll santuario di Fushima Inari-taisha è stato utilizzato come ambientazione per il film “Memorie di una Geisha“(2005). Famosa la scena in cui la protagonista fugge lungo il tunnel di torii.

 Le cerimonie shintoiste, come quelle che si svolgono a Fushimi Inari, consistono in quattro elementi: la purificazione, l’offerta, la preghiera e l’unione simbolica tra i devoti e lo spirito del luogo(“kami”).
Lo Shintoismo riconosce molti luoghi come sacri: montagne, sorgenti, fiumi, rocce, ecc. Ciascun santuario è dedicato a un Kami specifico che ha una personalità divina e risponde alle preghiere del fedele. Quando si accede ad un santuario, si attraversa un Tori, un ingresso speciale per i Kami: marca il confine tra il mondo limitato ed il mondo infinito dei Kami. In passato, i credenti praticavano il Misogi, la lavatura dei loro corpi in un fiume vicino al santuario. Recentemente si lavano solo le mani e risciacquano le bocche in una vasca situata nel giardino del santuario.

Tradizione e la famiglia: La famiglia è vista come il meccanismo principale dal quale le tradizioni sono conservate. Le celebrazioni principali si riferiscono alla nascita e al matrimonio.

Amore della natura: la Natura è sacra; essere in contatto con la natura è essere vicino ai Kami. Gli oggetti naturali sono adorati come spiriti sacri. Le divinità si definiscono col nome di Kami che significa «il superiore, il più alto», tradotto in cinese con il simbolo «shên» (essere spirituale, divino, soprannaturale). Chi crede rispetta gli animali come messaggeri dei Kami. Anche i defunti della famiglia, ed in particolare gli antenati, sono considerati esseri superiori, pure se un gradino al di sotto degli antichi dei e degli antenati imperiali.Il giapponese, nella vita quotidiana, si sente assistito dai suoi antenati, che proteggono e benedicono la sua casa e l’arricchiscono di figli.
 Kami sono visti come benigni : sostengono e proteggono. La maggior parte dei giapponesi segue due religioni: Shinto e Buddismo. Il Buddismo è arrivato in Giappone dalla Corea e dalla Cina nell’ 8°secolo. Le due religioni condividono un ottimismo di base circa la natura umana, e per il mondo.
Nello Shintoismo, il Buddha è stato visto come un altro Kami. Contemporaneamente, il Buddismo giapponese vedeva i Kami come manifestazioni dei vari Buddha.
All’uscita del tempio inizia una strada con centinaia di bancarelle di cibo da strada, che cj fa presumere che i fedeli si rechino al tempio digiuni e poi si fermino a mangiare all’uscita.


 

 


 Ci spostiamo  a mangiare a GION  in una specie di pizzeria con 2 tavoli col piano costituito di  piastra calda su cui viene posta la pizza  che si cucina sul tavolo.

Dopo caffè con dolcetti in una tea room, ritorniamo all’hotel percorrendo la strada pedonale lungo il fiume.

Alla sera cena in ristorante coreano : piano del tavolo con inserite braci per la cottura della carne direttamente al tavolo.
 


 
 VENERDI’ 15 Gennaio
 


GINKAKUJI : Tempio posto sulla collina di Higashiyama ; altrimenti conosciuto come il “Padiglione d’argento”, quando in origine apparteneva alla scuola Shokoku della setta buddista Zen Rinzai si chiamava invece Jisho-ji.  

In origine concepito come residenza dello shogun Ashikaga Yoshimasa, la sua forma trasse ispirazione da quella del tempio gemello Kinkaku-ji, il cosiddetto Padiglione d’oro. Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, il Ginkaku-ji non fu mai rivestito d’argento; quanto resta dell’edificio principale infatti conserva ancora il proprio color legno naturale per rappresentare in questo modo l’idea giapponese secondo cui anche le cose semplici possono essere belle. Lo shogun Yoshimasa qui spese molto del suo tempo di ritiro dalla vita politica perseguendo le arti e la perfezione nella cerimonia del tè. L’edificio Togu-dō ospita infatti una stanza che si pensa sia servita da prototipo per tutte quelle successive da dedicare a questa cerimonia.  La costruzione iniziò nel 1460, e terminò verso il 1470. Lo shogun probabilmente iniziò a vivere qui dal 1485, quando si fece monaco zen.

Nel 1489 si porta a termine il Kannon-den, la struttura principale,; la struttura ha due piani e dedica il secondo ai simulacri degli Dei.
Alla morte di Yoshimasa nel 1490, la villa è stata trasformata in un tempio buddista in conformità alla sua volontà. Ginkaku-ji (Padiglione di Argento) è un semplice edificio in legno a due piani. Il piano superiore ospita una statua d’oro di Kannon . Purtroppo non è normalmente aperta al pubblico. ll viale delimitato da due alte siepi di bambù e camelie che accede al tempio , conduce verso un grande esempio di geometria e armonia . Il complesso del tempio comprende incantevoli giardini giapponesi. Attribuiti al famoso pittore e architetto Soami (1465-1523), essi sono costituiti da due sezioni contrastanti che si combinano armoniosamente. La prima è un giardino con uno stagno verde sul quale si affaccia il padiglione ed è una composizione di rocce e piante intese a conferire prospettive diverse da ogni punto di vista. Il secondo giardino è dotato di due cumuli di sabbia modellate, la più alta delle quali può simboleggiare il monte sacro Fuji san, e il piano di sabbia ai suoi piedi assomiglia ad un mare con un moto ondoso, ciò che gli ha dato il soprannome di “Mare di Sabbia d’Argento”.
      L’antica dimora è costituita da tre parti, il Toguda, dove risiede una statua dello shogun, la Hall di Kannon, dove riposa una statua dorata di Kannon, divinità della compassione, e la sala principale Hondo, la villa resta sobria e i suoi interni visibili ma non accessibili, lasciano solamente intravedere le pitture .


 Il sito di Ginkakuji  invita a risalire la collina per meglio ammirarlo dall’alto. Una volta oltrepassato il giardino secco, un giardino di muschi rigorosamente curato serpeggia un po’ a fianco della collina, e  permette così di intraprendere una tranquilla e ombrosa passeggiata tra la vegetazione, in un paradiso verde del tutto naturale. Più in basso, si può intravedere il tempio, immerso nel suo mondo. Classificato Patrimonio mondiale dell’UNESCO.
All’uscita dal tempio ci sono locali con souvenir, sale da te e di snack tipici.

La passeggiata del filosofo

Usciti dal Tempio si trova la cosidetta strada del filosofo : un viottolo, circondato da ciliegi che il professore di filosofia Nishida Kitaro percorreva immerso nei suoi pensieri negli anni in cui fu docente e esponente della così detta scuola di Kyoto,  si percorre in una trentina di minuti ed è ricca di spunti di visita. Lungo questo cammino sono, infatti, numerosi templi tra cui  il santuario scintoista di Otoyo-jinia, e tempietti dedicati a divinità varie. 
 

Ci spostiamo in centro per vedere il Palazzo Imperiale . Non possiamo ,però, visitarlo perchè occorre prenotare la visita.

Ci spostiamo ,poi, nella zona della stazione . Mangiamo in un piccolo ristorante Italo-giapponese chiamato “Il pacioccone”.

Percorrendo 15 minuti a piedi in direzione nord-ovest dalla stazione di Kyoto JR.  arriviamo al Tempio di Nishi Hongan ji.

Il Nishi Hongan-ji è il tempio primario del Jodo Shinshu, ed è stato registrato come patrimonio mondiale; esso è uno dei templi più rilevanti di Kyoto. Attrae un numero elevato di turisti in Giappone durante tutto l’anno, essendo una delle maggiori aree sacre del buddismo giapponese. Questo complesso templare si compone di cinque edifici, annoverati fra le più raffinate opere architettoniche e artistiche del periodo Azuchi-Momoyama (1568-1600). Il Goei-dō è splendido, mentre il Tempio Daisho-in presenta sontuosi dipinti, incisioni e ornamenti di metallo . Lo straordinario portale Kara-mon si caratterizza per le elaborate incisioni ornamentali. Nel 1591 Toyotomi Hideyoshi ordinò la costruzione del tempio, allora chiamato semplicemente Hongan-ji, per farne una nuova sede della scuola buddhista Jōdo Shin-shū (Vera Terra Pura), che era diventata molto potente. Nel 1602 ci fu una separazione interna della setta a causa della fondazione del tempio Higashi Hongan-ji, che portò a nominare quello in questione tempio Nishi Hongan-ji (Nishi significa ovest, Higashi est).


Siamo riusciti ad assistere ad una funzione buddista. Un migliaio di persone assisteva con concentrazione e spiritualità ammirevole alla funzione.

 

Recuperiamo i bagagli  in hotel  , e arrivati alla stazione , col treno ci portiamo all’aroporto di Osaka . Il nostro breve viaggio è finito. I luoghi visitati sono cerchiati nella pianta sottostante . Come si vede abbiamo lasciato numerosi luoghi per un eventuale prossimo ritorno…….

  E’ stato un viaggio che ci ha permesso di conoscere ed apprezzare una cultura diversa dalla nostra, ma che ci ha trasmesso grande serenità e pace . Principalmente mi ha colpito l’intensità del senso religioso trasmesso dall’atteggiamento personale dei pellegrini più che dai riti collettivi .

  • Abbiamo ammirato secolari strutture civili e religiose in legno intatte, giardini meticolosamente curati di una città con oltre un millennio di storia, ma viva e moderna .
  • Abbiamo esplorato parchi e giardini che hanno ispirato metodi di giardinaggio in tutto il mondo
  • Passeggiando per la città abbiamo visitato 7 dei 17 siti del patrimonio culturale dell’Umanità presenti nell’area di Kyoto , immersi nell’atmosfera dell’antica capitale. Infatti tra le numerose proprietà storiche e culturali che ancora oggi caratterizzano l’antica capitale, diciassette sono state dichiarate Patrimonio Culturale dell’Umanità nel 1994. Altro sito patrimonio UNESCO che abbiamo visitato è stato il Daibutsuden di Todaji uno degli 8 monumenti storici dell’antica Nara, patrimonio dell’umanità dal 1998 . Abbiamo visitato:
  • CASTELLO DI NIJO
  • KINKAKUJI
  • RYOANJI
  • TENRYUJI
  • KIYOMIZU DERA
  • GINKAKUJI
  • NISHI HONGAN JI
  • Daibutsuden di Todaji nell’ ANTICA NARA
  • FUSHIMI INARI TAISHA che non è tra i patrimoni UNESCO, ma è stato quello che mi ha coinvolto maggiormente per i suoi significati spirituali.


 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *