Alcuni giochi da tavolo sono ancora  presenti  nei passatempi di bambini ed adulti ed hanno attraversato indenni i secoli ed i luoghi. Di alcuni di questi le leggende e le tradizioni ci hanno tramandato anche significa esoterici spesso legati al “viaggio” inteso sia come viaggio verso luoghi particolari che come viaggio spirituale verso la rinascita .

Una delle definizioni di viaggio che si può trovare in un dizionario è: Giro attraverso luoghi o paesi diversi dal proprio, con soste e permanenze più o meno lunghe, allo scopo di conoscere, istruirsi, sviluppare o consolidare rapporti, divertirsi ecc.

Potrebbe proprio essere la descrizione del gioco dell’oca!

Il fascino del Gioco dell’oca sta nella sua struttura formata da immagini-simbolo che, per loro natura, rinviano a molteplici significati. E’ concepito anche come metafora della vita e il suo percorso mostra al giocatore delusioni, pause, successi, com’è appunto il cammino dell’esistenza.

Il Gioco dell’Oca è uno dei giochi da tavolo più antichi e conosciuti al mondo di cui si hanno notizie dal 1570.. Il gioco si svolge su una spirale di 63 caselle, alcune delle quali rappresentano un’ostacolo o un’opportunità. Il tabellone con immagini colorate spesso include un’oca, simbolo del gioco.

Più recentemente, dalla prima metà dell’ottocento, sono state stampate varianti che oltrepassano la casella 63 e arrivano alla casella 90.

Nei giochi con le mie nipotine utilizzo la tavola con 90 caselle, anche se mi affascina maggiormente la simbologia della tavola da 63 caselle

REGOLE

Nella versione da 63 caselle , i giocatori, due o più, si sfidano per raggiungere per primi la casella 63, utilizzando i dadi. Se un giocatore si ferma su una casella con l’oca, può muoversi di nuovo dello stesso numero di caselle indicato dai dadi. Alcune caselle presentano ostacoli come il labirinto o la prigione, che possono ritardare un giocatore o costringerlo a tornare indietro. L’obiettivo è raggiungere esattamente la casella 63. Se un giocatore supera quel numero, deve tornare indietro per il numero di punti in eccesso.

L’OCA 

L’oca anticamente era molto venerata, simbolo associato alla vita, alla creazione e alla rinascita. La simpatia universale per l’oca trova conferma nelle leggende di tutti i paesi . L’oca rappresenta la fertilità femminile, la maternità e la vita domestica, il desiderio di “prendere il volo” e al contempo prendersi cura della famiglia.

Nella mitologia egizia Amon-Ra,  in forma d’oca sorvolò le acque deponendovi l’Uovo cosmico, dal quale nacque il dio sole Ra; che creò l’Universo. L’oca rappresentava l’anima del faraone.

Oche di Meidun – fregio risalente all’Antico Regno conservato al Museo del Cairo

Nella mitologia greca l’oca, espressione simbolica di vitalità, fertilità e forza, è associata ai miti di Apollo, Afrodite ed Hermes. Secondo la mitologia greca la ninfa Nemesi per sfuggire alla corte di Zeus si trasformò proprio in un’oca: fu allora che Zeus, trasformatosi in cigno, riuscì ugualmente a conquistarla. Nemesi ,considerata anche la Dea della vendetta o della fortuna ha il suo unico tempio a Ramnunte ,situato in un luogo molto suggestivo dell’Attica (vicino a Maratona).

Nell’antica Roma, l’oca era sacra alla dea Giunone; per questo motivo le oche vivevano libere sul Campidoglio, dove sorgeva il tempio dedicato alla dea. Lo schiamazzare delle oche segnalò ai Romani l’imminente attacco dei Galli, che poté essere respinto; da tale fatto le oche furono considerate le salvatrici di Roma, divenendo simbolo di vigilanza, attenzione e cautela.

Nobile animale rispettato per le sue doti, non poté tuttavia sottrarsi alla legge del bisogno: il grasso era impiegato come farmaco  e come cosmetico, il fegato era ed è  un ingrediente dell’arte gastronomica. 

Il suo lento volo rispecchia il primo grado dell’ascesi buddista. Si può ritrovare nella simbologia cristiana, indiana e nordica.

Gli scandinavi ne conservano la tradizione dalle mitiche saghe sino al notissimo romanzo “Viaggio miracoloso del piccolo Nils Holgersson” di Selma Lagerlof.

Selma Lagerlöf, la prima donna ad aver vinto il Premio Nobel, scrisse ll classico per l’infanzia più amato nel Nord Europa.

Nils Holgersson è un ragazzino dispettoso, sempre pronto a tormentare gli animali della fattoria dove vive con i genitori. Ma il giorno in cui gioca uno scherzo a un folletto, si ritrova di colpo piccolo come un topolino. Solo e spaventato, Nils sale sul dorso di Martin, un’ oca domestica che sfidando la sua natura si unisce a uno stormo di oche selvatiche nel loro lungo volo migratorio fino in Lapponia. Comincia così il meraviglioso viaggio di Nils attraverso tutta la Svezia, sotto la guida di Akka, la saggia oca capo-stormo, e sempre in fuga da Smirre, l’astuta volpe cacciatrice e da altri pericoli. Ogni tappa è un’ avventura, occasione di incontri e conoscenze sulla natura, la geografia e la storia. Nils imparerà cosa sono l’amicizia, il rispetto per gli altri e per l’ambiente, il coraggio e la solidarietà. Pubblicato nel 1906 dalla scrittrice che tre anni dopo avrebbe ricevuto il Nobel per la letteratura, Nils Holgersson è diventato il grande classico nordico per l’infanzia, amato e letto in tutto il mondo.

Leggendo il libro  ,nella versione per bambini, sembra proprio di assistere a un viaggio con aiuti, pericoli, fermate , proprio come nel gioco dell’oca. E’ ,inoltre, anche il viaggio di Nils verso il riscatto e la consapevolezza.

ORIGINI DEL GIOCO

Le origini del Gioco dell’Oca sono incerte così come i significati esoterici:

Se risaliamo alle immagini antiche, già guardando il disco di Festos ,scoperto nel 1908, sembra di riconoscere il tabellone del gioco dell’oca.

Il disco di Festos, appartiene al periodo Minoico tra il 1500 e il 1700 a. C.
È costituito da un disco di argilla, di forma circolare e di circa 16 cm di diametro 2,1 di spessore. Entrambi i lati del disco contengono spirali che sono divisi in quadrati, in cui appaiono vari disegni, tra i quali possiamo vedere anche la figura di uccelli, forse oche …..

Ma più vicino a noi il gioco  potrebbe ricordare i Templari ed il Cammino di Santiago. Labirinti e  spirali ricorrono, infatti, nel simbolismo templare. Simbolo di armonia naturale è la conchiglia del Nautilus ,che ricorda appunto il tabellone del gioco dell’oca. Il guscio del “Nautilus” ha  spazi, che sembrano le 63 caselle del gioco.
 Il Nautilus è il simbolo della sezione aurea, della bellezza della natura e della spirale infinita che è un simbolo grafico molto antico. E’ un segno dinamico che simboleggia cambiamento, percorso in movimento, ricerca di un centro verso cui tendere.


L’origine del gioco dell’oca  è stata anche attribuita ai Templari. Il gioco, potrebe essere una mappa criptica e codificata dagli stessi cavalieri, che simula il cammino di Santiago de Compostela e i Templari avevano, infatti, anche come compito la protezione ed  assistenza dei pellegrini lungo il cammino che a quei tempi poteva essere pericoloso. Il significato di questo percorso non è solo il cammino materiale con soste e pericoli , ma anche quello spirituale di riscatto e di purificazione. 

Mi piace pensare che ,in un periodo in cui non esistevano macchine fotografiche e cellulari, i pellegrini si ritrovassero durante le soste per raccontarsi le loro esperienze. Con il passaparola, poi , avessero identificato i pericoli e ,per ricordare il viaggio , avessero elaborato uno schema che poi è stato riportato da un artista illuminato in una tavola con le caselle per creare un passatempo per le lunghe serate invernali.  Le caselle assumono il significato di spazio e tempo per chiedere grazie, aiuto, perdono , espiare i propri peccati, e superare pericoli  in un vero percorso spirituale e materiale del pellegrino. 

Il gioco dell’oca potrebbe essere anche stata  la mappa del cammino di Santiago, dove i Templari  segnavano i luoghi che avevano un certo significato. 
In altre parole, il Gioco dell’Oca  potrebbe essere stato per il viandante una Guida al Cammino di Santiago.
 Si può anche identificare una topografia del percorso. I ponti hanno un significato materiale di attraversamento, ma anche di passaggio spirituale di  transizione verso una meta superiore. La locanda sarebbe l’ostello dove i pellegrini riposano, mentre la prigione rappresenta la punizione per trasgressioni e peccati. I pozzi  sono momenti di sosta per dissetarsi o per accedere all’acqua sacra dei templi e purificarsi. Il labirinto indica i pericoli di smarrimento  o un percorso di preghiera e meditazione e i dadi potrebbero alludere alla fortuna. Le oche potrebbero essere degli aiuti materiali o spirituali  o incontri fortunati per continuare il cammino.

L’interpretazione del Gioco dell’Oca  che io preferisco illustra le tappe del pellegrinaggio a Santiago di Compostela . Quando ,circa 20 anni ,fa ho deciso di andare a Santiago di Campostela , ho progrrammato il viaggio con soste e visite , ma spesso ho dovuto cambiare percorso, tornare indietro o saltare qualche tappa a causa del fatto che magari sbagliavamo strada , abbiamo sostato in ” locande” ,attraversato ponti, visitato un castello dei Templari, fatto soste impreviste , fino all’arrivo alla meta . Quasi un percorso simile al gioco dell’oca !!

Il Gioco dell’oca

bel giuoco dove son dipinti

Misteri per cui l’uomo al ben si sveglia.

Guardate come da due dadi spinti,

Passano i giocator secondo i punti,

Ponti, pozzi, prigioni e labirinti;

E quando ad ogni ben si credon giunti,

Dan nella morte ohimé che via lor porta

Ogni speranza nel restar defunti.

G.B. Fagiuoli, La Fagiuolaia o Rime facete, Firenze, 1734

Sessantatré caselle disposte a spirale, i dadi a guida del cammino, insidie e incontri fortunati distribuiti con ritmo regolare. Così semplice, il gioco dell’Oca nasconde più di un mistero..

Nella tavola più antica del 1640 stampata a Venezia, il centro ritrae una scena di banchetto familiare dove l’oca compare come “piatto forte” e sullo sfondo si vede un quadro con scene di caccia. 

Compare anche il nome “dilettevole gioco dell’oca”.Alcuni sostengono che il nome derivi dall’usanza dei giocatori di impiegare la vincita per comperare una bella oca.

Nel gioco dell’Oca non si misurano abilità fisiche o intellettuali, è la sorte, rappresentata dai dadi, a comandarne l’andamento, ma il valore iniziatico sopravvive nei significati simbolici .  Lo spazio di gioco è organizzato secondo una spirale, figura universale dell’eternità. La presenza del nove e del sette, cifre cabalistiche cariche di superstizione e valenze esoteriche, il cui prodotto corrisponde proprio alla meta da conquistare, sembra costituire il tessuto simbolico del gioco. 

Più semplicemente, se il gioco è inteso anche  come rappresentazione della vita, i pericoli sono segnali delle difficoltà che ogni persona incontra. Non c’è vittoria senza ostacoli . Così il ponte pur agevolando il cammino, richiede un pedaggio da pagare, come la legge imponeva. Il tempo perduto (col denaro) all’Osteria è la sosta per la perdita di un turno nel gioco, mentre più dura è la sorte di chi cade nel pozzo poiché rischia di restarvi a lungo, scontando una pena. Nel Labirinto ci si può perdere, ma è possibile ritornare sui propri passi con lieve danno; una variante della regola vuole che vi si resti prigionieri in attesa dell’intervento provvidenziale di un altro sfortunato. Venir raggiunto, è un rischio continuo.

I pericoli

Alcune caselle di arrivo hanno un effetto speciale. Nella versione tradizionale, le caselle che rappresentano oche (da cui il nome del gioco) consentono di spostarsi subito in avanti di un numero di caselle pari a quelle del lancio di dadi appena effettuato. Queste caselle sono collocate ogni nove caselle a partire dalle caselle 5 e 9. Per evitare che un giocatore con un lancio iniziale di 9 possa raggiungere immediatamente la casella 63 e quindi vincere, una regola impone che una combinazione di 6 e 3 sul lancio iniziale  fa muovere la pedina del giocatore direttamente alla casella 26, mentre 5 e 4 alla casella 53.

Le altre caselle speciali sono:

alla casella 6 (“il ponte“) si paga la posta e si va alla casella 12; alla casella 19 (“osteria” o “locanda“) si paga la posta e si rimane fermi per un turno; alle caselle 31 (“pozzo“) e 52 (“prigione“) si rimane fermi fino a quando non arriva nella casella un’altro giocatore, che viene a sua volta “imprigionato”; alla casella 42 (“labirinto“) si paga la posta e si torna alla casella 39; alla casella 58 (“scheletro o morte“) si paga la posta e si ricomincia daccapo, dalla casella di partenza.

La casella d’arrivo 63 deve essere raggiunta con un lancio di dadi esatto; altrimenti, giunti in fondo, si retrocede dei punti in eccesso.

Suggestivo il labirinto che non solo compare alla casella 42, ma la cui struttura sembra simboleggiare l’immagine grafica del gioco. È un modello simbolico tramandato attraverso i millenni. È probabile che in veste di pericolo si ispiri all’idea tradizionale di luogo insidioso, dove ci si perde, dove si resta prigionieri, mentre nel significato di via purificatrice tesa al raggiungimento di una meta spirituale, ricordi i labirinti delle pavimentazioni nelle cattedrali medievali, chiamati “cammino di Gerusalemme”, che i fedeli percorrevano in ginocchio spesso in sostituzione di un pellegrinaggio in Terra Santa. 

Ufficialmente il gioco dell’Oca sembra essere entrato nella storia all’epoca dei Medici per opera di Francesco I che ne avrebbe fatto gentile omaggio a Filippo Il “verso” il 1580, Héroard, medico del futuro Luigi XIII, racconta che “tra i suoi giochi rumorosi, il bambino reale ama riposarsi giocando all’Oca”. 

Quattro secoli di successo

A differenza di altri giochi altrettanto famosi, il gioco dell’Oca non ha legato la sua fortuna né all’iniziale novità, né a una moda passeggera , perché il modello originario si rivela, con l’andar del tempo, in grado di trasformarsi e di arricchirsi con varianti finalizzate, di volta in volta, alla trasmissione di valori e conoscenze relative ai campi più diversi. Dal XVIII secolo, la didattica, l’educazione morale e religiosa, la celebrazione di imprese, la storia e la vita dei personaggi famosi, la divulgazione di scoperte e novità sono i soggetti che occupano gli spazi visivi del gioco fino a eliminarne quasi completamente la primitiva funzione , modificandone anche la struttura, i meccanismi e la possibilità di partecipazione. Del resto, anche gli editori, per evidenti ragioni commerciali, arricchivano il mercato con sempre nuovi e accattivanti soggetti.

Il gioco si trasforma spesso solamente nell’aspetto formale, variando di volta in volta al tema trattato, così come il numero delle caselle e i meccanismi stessi del gioco. Per esempio l’Oca, protagonista benefica, viene rimpiazzata da apostoli, angeli, bandiere vittoriose, monogrammi celebrativi e stazioni della Via Crucis. Al posto dei pericoli classici si trovano battaglie perdute, …. Le sessantatré caselle diminuiscono e aumentano a seconda che si tratti di celebrare l’Unità d’Italia o di illustrare altri avvenimenti. Anche il “giardino dell’Oca” scompare, rimpiazzato da mete più edificanti, come la nascita del Messia  o i ‘avvento di Napoleone. 

In un museo dell’Epiro è esposto una tavola del gioco in francese , con raffigurate scene della rivoluzione greca del 1821.

Una tradizione sostiene che il “gioco dell’Oca” sia ispirato al cammino di Santiago e sia stato inventato dai Templari nell’XI secolo. Il gioco aveva inizio a Logroño. E proprio sul pavimento della piazza di questa città, dietro alla chiesa di san Giacomo, c’è un gigantesco “juego de la oca”, opera del XX secolo, che percorre il Cammino di Santiago attraverso la rappresentazione, nelle caselle significative, delle città e dei monumenti principali.

Merita un’attenzione particolare l’identificazione della meta del Cammino di Santiago nei simboli del “Gioco dell’Oca”. Solitamente la tomba di san Giacomo è associata alla casella 58 (la morte) mentre la città di Santiago alla casella 59 (l’ultima oca). Queste due caselle non sono la fine del cammino, che invece prosegue sino a Finisterre (casella 63), la fine del mondo, dove si intuisce la meta vera, che potrebbe simbolizzare il Paradiso e la comunione piena con Dio. Nel Gioco dell’Oca, quelle con l’oca sono le uniche caselle esclusivamente positive: permettono di avanzare più velocemente lungo il cammino. Sono  13 come erano nell’epoca medioevale le 13 tappe del cammino di Santiago e potrebbero rappresentare i luoghi sicuri sotto la protezione dei templari. Le caselle con l’oca sono anche le uniche sulle quali non è possibile fermarsi ma danno una spinta verso la meta. Sono le oche del “Giardino” che entrano nella spirale, prendono il giocatore e lo attirano verso il luogo da cui provengono. In questo contesto Gesù è l’ ”oca” per eccellenza, come lascia intendere il crocifisso che nella chiesa templare a Ponte de la Reina, proprio all’inizio del Cammino, è issato su di una croce che è fatta a forma di zampa d’oca.

E il gioco dell’oca è iniziatico anche da questo punto di vista, come lo è il Cammino di Santiago, perché ci insegna non a temere i pericoli che il Caso o la Sorte ci riserva nella vita ,ma ad affrontarli, scoprendo in essi le occasioni (a volte anche spiacevoli o dolorose) che si incontrano nel cammino per giungere alla meta.

Caselle speciali del gioco .

Casella 6: il Ponte. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e salta immediatamente avanti alla casella 12.
 Questa casella rappresenta tradizionalmente il ponte romanico di Puente de la Reina, costruito all’inizio del XI secolo da una regina per agevolare il flusso dei pellegrini di Santiago. È il primo e improvviso salto in avanti, un primo vantaggio, seppur piccolo. ,non esente da pericoli, come ricorda il pagamento del pegno. 

Puente la Reina borgo dei pellegrini - Pellegrinaggi di Fede

Casella 19: l’Osteria “del tempo perduto”. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e sta fermo un turno. Questa casella rappresenta gli ostelli e i luoghi dove il pellegrino può trovare rifugio e riposarsi ma anche il luogo dove sono in agguato la pigrizia, i piaceri e il vizio che fermano e rallentano il cammino.

Casella 31: il Pozzo “dell’errore grave”. Chi capita in questa casella paga il pegno e sta fermo finché un altro giocatore viene al suo posto a liberarlo.
 La casella del pozzo si trova esattamente a metà del cammino: è come se il simbolo ci dicesse che giunti a metà del percorso è possibile commettere l’errore grave di fermarsi , si può uscire purificati dall’acqua (a volte il Pozzo è associato al Monte di Gozo, l’ultima tappa prima di raggiungere Santiago.

Casella 42: il Labirinto . Chi capita in questa casella paga il pegno c e torna nella casella dalla quale è arrivato.
 Come i labirinti che si trovano disegnati sui pavimenti di molte chiese (anche del cammino di Santiago) .Chi vi capita deve mettere un freno al desiderio di raggiungere al più presto il traguardo e tornare indietro sui suoi passi per meditare sulla scelta del cammino. Il labirinto inoltre ci appare come simbolo  del pericolo in cui può incorrere il pellegrino sprovveduto che non conosce le regole del Cammino.

Casella 52: la Prigione. Chi capita in questa casella paga il pegno e sta fermo finché ottiene un 5 o un 7 con 2 dadi. La Prigione può essere intesa come il luogo dove si è trattenuti non per propria volontà. 

Casella 58: La Morte o La Tomba. Chi capita in questa casella paga il pegno , ma non può proseguire e ritorna all’inizio del gioco.
Questa casella è la più terribile del gioco perché, giunti ormai in vista della fine, ci obbliga a ricominciare da capo. È il simbolo della fatalità, del destino avverso che colpisce nel momento più inaspettato, quando la felicità sembrava a portata di mano. Ma è anche e una speranza, pur nella sciagura: la possibilità di ricominciare il gioco. Questi significati si arricchiscono se pensiamo che questa casella è associata alla Tomba di san Giacomo: la meta del Cammino di Santiago, ma non la meta finale che sarà Finisterre.

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