Delfi o Delphi (Δελφοί in greco) è un suggestivo  sito archeologico posto sulle pendici del monte Parnaso, nella regione della Focide, a circa 600 m slm ,all’incrocio di antiche vie di comunicazione. Nei tempi antichi Delfi   fu la sede del più importante e venerato oracolo del dio Apollo.Delfi era anche la sede dell’Omphalos, “l’ombelico del mondo”, un masso bianco avente forma di semicono; infatti il mito racconta che Zeus, volendo accertare quale fosse il centro della terra, fece partire contemporaneamente due aquile (o due cigni) dai suoi limiti estremi e i due volatili si incontrarono a Delfi.

Sull’architrave del portale al santuario (all’interno del quale ardeva l’άσβεστος φλόξ, fiamma eterna) era riportato il celebre motto ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ  che significa “conosci te stesso” e che sarà poi fatto proprio da Socrate.

L’area archeologica si divide in due zone principali, al centro delle quali si trova la fonte Castalia, ritenuta sacra dagli antichi greci.Il primo tempio fu costruito nel VII sec.a.C. ,mentre i  templi visibili ora risalgono al 346-320 a.C.
 La zona posta più in basso  comprende i resti di un ginnasio con palestra e bagni; poco più in basso troviamo il santuario di Atena Pronaia, ed una Tholos rotonda parzialmente ricostruita, con un peristilio di venti colonne doriche.

La zona più alta, invece,  comprende molti monumenti votivi, esedre e basamenti di statue e una lunga serie di Tesori: dei Sicioni, dei Sifni, degli Ateniesi,  e altri ancora. Proseguendo troviamo il Bouleuterion o Parlamento, la colonna ionica che sorreggeva la sfinge dei Nassi e la “roccia della Sibilla” con la tomba del serpente Pitone, fino ad arrivare al tempio di Apollo, la divinità delfica per eccellenza.

IL TESORO DEGLI ATENIESI
LA VIA SACRA
Stele di Prusia ,re del Ponto  
IL TEMPIO DI APOLLO

Continuando a salire troviamo l’antico teatro e lo stadio dove si svolgevano i celebri giochi pitici.

Delfi fu sicuramente il più importante centro religioso dell’antichità, nessuna decisione importante, sia di carattere personale che di interesse generale, veniva presa senza consultare il dio profetico Apollo; questi parlava per bocca della sua sacerdotessa, la famosa Pizia, la quale, con una foglia di alloro in bocca e un ramoscello in mano, seduta sul sacro tripode, cadeva in estasi,  emetteva suoni che i sacerdoti interpretavano , traducendoli in forma comprensibile e mettendoli per iscritto in prosa o versi (esametri), indicando in tal modo a quale dio dovessero farsi sacrifici affinché un’impresa fosse coronata dal successo, cosa si sarebbe dovuto fare per superare determinati ostacoli, eventuali riti con cui espiare colpe, etc.
 Chiunque incontrasse la dragonessa, era per lui l’ultimo giorno: prima che il dio saettante le scagliasse una freccia violenta:cadde da atroci dolori straziata torcendosi al suolo e forte ansimando:un grido si udì spaventoso; qua e là per il bosco balzava convulsa; e la vita lasciò un soffio spirando di sangue spumoso.E sovr’essa di Apollo suonò la voce superba:
«Ora qui marcirai su la terra nutrice né più tu sarai funesta sciagura ai mortali che la fertile terra sostenta e qui verranno ad offrire ecatombi perfette;non certo da morte salvarti potrà né Tifone né Chimera, esecrabile nome. La terranegra e l’ardente Iperione faranno che sozzamente tu qui imputridisca»
(III° Inno omerico ad Apollo).

 
Il mito racconta di una lotta col drago Pitone (Πῦθών) che era il guardiano dell’oracolo, allora posseduto da Gea  per ottenerne il controllo.  Per scontare l’uccisione del serpente Apollo dovette adattarsi a servire come pastore per sette anni sotto il re Admeto, che peraltro lo trattò sempre con rispetto e considerazione. Alla fine del periodo di pena, Apollo rientrò trionfalmente a Delfi e ,fondato il santuario, va alla ricerca dei sacerdoti a cui affidarlo, la scelta, per oscuri motivi, ricadde su una nave di mercanti cretesi; il dio non tentò neanche di convincerli a divenire suoi sacerdoti, ma si tramutò in un’enorme delfino e li trascinò con tutta la nave fino al porto di Crisa, quindi si trasformò in un bel giovane e spiegò ai mercanti cretesi la vita che aveva scelto per loro, rassicurandoli che avrebbero avuto tutto da guadagnarci, li condusse al santuario e decretò che quel luogo si chiamasse Delfi, in quanto sotto forma di delfino era apparso per la prima volta ai suoi devoti.
In quanto sede di Apollo, dio della poesia, il territorio di Delfi era anche indicato come dimora delle muse.
L’imperatore Teodosio, nell’anno 393 d.C., con un editto decretò la fine dei giochi di Olimpia e l’anno dopo, nel 394 d.C., la chiusura del santuario di Delfi.
 Nel piccolo museo sono raccolte alcune opere ritrovate negli scavi
                            

La sfinge di Naxos del 560 a.C.
L’auriga di Delfi
i Kouroi Cleobi e Bitone
Antinoo

Ripartiti da Delfi, ci fermiamo ad Arachova ,nota  stazione sciistica della Grecia.

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